P2P e pedoporno sullo sfondo del Safer Internet Day
Posted febbraio 21, 2008
on:Sono scattate ieri, alla vigilia del giorno consacrato alla Safer Internet, 12 perquisizioni domiciliari a carico di utenti italiani di piattaforme di file sharing, utenti accusati di possedere ed aver scambiato grandi quantità di materiali di pornografia infantile. Un’operazione dal titolo emblematico, “Direct Connect”, che basta a far comprendere quale sia il sistema di scambio finito nel mirino degli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania.
Direct Connect, in particolare attraverso il client DC++, secondo la ricostruzione degli inquirenti veniva impiegato per scambiare fotografie ma soprattutto video. Materiale che girava sotto forma di file con nomi ed estensioni artatamente modificati, nel tentativo degli utenti interessati, evidentemente, di rendere meno palese la natura del materiale che quei file contenevano. Va da sé, ma questo si saprà soltanto con la successiva analisi dei computer sottoposti a sequestro, che alcuni di quegli utenti potrebbero essere stati coinvolti con il download di materiale che credevano legittimo, o comunque diverso da contenuti di pornografia infantile.
Ad ogni modo è proprio l’operazione “Direct Connect”, che ha interessato perquisizioni in diverse città italiane, giunta peraltro a ridosso di altri blitz in Italia, ad aver caratterizzato la vigilia del Safer Internet Day, il giorno dedicato alla sicurezza, in particolare dei più piccoli, in vista del quale ieri la onlus Save The Children Italia ha rilasciato nuovi dati sull’approccio tecnologico dei giovani utenti italiani, dati condensati nella ricerca dal curioso titolo Profili da sballo. Gli adolescenti italiani e i social network.
Si tratta di una indagine che ha coinvolto un “campione rappresentativo” di italiani tra i 13 e i 17 anni, una ricerca svolta da Doxa nella quale secondo la Onlus si racconta “per la prima volta cosa fanno e dicono gli adolescenti italiani nelle grandi community virtuali”.
In realtà si scopre che il 73 per cento di loro almeno una volta è entrato in quella che viene definita una “community online”, una definizione che comprende spazi web-oriented come MySpace o Facebook ma anche client di instant messaging come “MSN Messenger”, con cui viene chiamato nella ricerca il “Windows Live Messenger” di Microsoft. Di questi giovani molti, il 66,7 per cento, vi ha aperto un profilo “e dunque – spiegano gli esperti – li utilizza frequentemente”. Come a dire, cioè, che chi effettua l’iscrizione rimane poi fedele utente di quella community, un’affermazione che cozza contro l’esperienza comune, ma evidentemente non statistica, di chi si imbatte in moltissimi profili aperti su questa o quella community ma del tutto abbandonati dagli iscritti.
Ad ogni modo, molti giovani usano questi ambienti soprattutto per chiacchierare con gli amici eppure il 24,8 per cento sarebbe entrato in contatto con adulti “o ha vissuto esperienze non piacevoli quali imbattersi in materiale pornografico (il 15 per cento), sentirsi chiedere immagini provocanti (il 9 per cento) o sesso online (7 per cento)”.
Ed è proprio quanto succede in queste communities, tra le quali viene elencata anche YouTube, che spingerebbe il grosso dei giovani a chiedere più protezione ai gestori di questi strumenti. Secondo la rilevazione non lo chiede il 20 o il 30 per cento, lo chiede addirittura l’86 per cento “dei giovani iscritti ai social media”.
Ciò che anche preoccupa gli osservatori della Onlus, e forse molto meno i ragazzi, è la scarsa attenzione alla privacy. Ragazze e ragazzi tendono a rivelare molto di sé online. Nei propri profili il 74 per cento pubblica il proprio nome vero, il 61 per cento posta le proprie foto, più della metà vi lascia l’indirizzo email e quasi la metà ci infila pure il proprio cognome. Alcuni, il 18 per cento, non esitano a dichiarare quale scuola frequentino. Stando al grafico qui sotto, inoltre, solo una piccola percentuale dei ragazzi ritiene che sia impossibile “risalire a chi sei veramente” a partire proprio dai dati lasciati in rete.
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